Rospo comune (Bufo bufo)
Il Rospo comune, il più grande anuro italiano, è immediatamente riconoscibile per la pelle caratterizzata dalla presenza diffusa di ghiandole dal secreto ad azione antipredatoria. La colorazione è variabile, generalmente brunastra, uniforme o con macchie più scure.
Differenze tra maschi e femmine
In questa specie il dimorfismo sessuale è evidente; le femmine sono significativamente più grandi dei maschi potendo raggiungere anche i 22 centimetri di lunghezza. Questi ultimi si riconoscono per l’estesa palmatura delle zampe posteriori e la maggiore robustezza degli arti anteriori che presentano cuscinetti nuziali cheratinizzati ben visibili durante la primavera.
Distribuzione e habitat
Si tratta di una specie ad ampia distribuzione, diffusa in Europa fino alla penisola scandinava, in parte dell’Asia paleartica e nell’Africa nord occidentale. In Italia il rospo comune è diffuso ovunque e localmente comune ad eccezione di alcune isole minori.
Specie opportunista, è probabilmente l’anfibio europeo dalla maggior tolleranza ecologica, sia allo stadio larvale sia nella fase adulta. Frequenta infatti anche ambienti relativamente aridi o fortemente antropizzati in un intervallo altitudinale compreso tra il livello del mare e i 2000 metri di quota
I luoghi maggiormente frequentati sono i boschi mesofili di latifoglie decidue ma la specie si rinviene comunemente anche in foreste montane a prevalenza di aghifoglie, arbusteti alpini, prati, coltivazioni, orti e giardini. Ad eccezione del periodo riproduttivo, il rospo comune conduce vita esclusivamente terrestre anche a diversi chilometri dai più vicini siti riproduttivi. La specie è attiva prevalentemente di notte o al crepuscolo, soprattutto nelle giornate piovose.
Biologia
L’inizio del periodo di attività e della stagione riproduttiva è influenzato dalle condizioni meteorologiche, dalla latitudine e dall’altitudine dell’area. Alle quote inferiori gli adulti abbandonano i rifugi invernali a partire da febbraio, anche con temperature prossime ai 2°C, mentre in ambienti montani o nel settore settentrionale dell’areale l’attività stagionale comincia solo ad aprile-maggio.
La migrazione verso i siti riproduttivi quali, ad esempio, laghi, pozze, paludi, canali, vasche e zone ad acque lentiche nei torrenti è un fenomeno di massa. Generalmente ogni individuo è fedele al proprio luogo di nascita.
Riproduzione
La stagione riproduttiva è compresa, a seconda delle popolazioni, in un periodo che va dalla prima metà di febbraio a tutto il mese di maggio. L’accoppiamento è ascellare e tra la formazione della coppia e la deposizione delle uova possono trascorrere diversi giorni, durante i quali il maschio compete con altri individui dello stesso sesso che cercano di sostituirglisi. Specialmente se di piccole dimensioni questi possono aggrapparsi ad una femmina già a terra in modo da avere più possibilità di fecondare le uova.
Il rapporto tra i sessi (sex-ratio) durante il periodo riproduttivo è risultato essere notevolmente sbilanciato a favore dei maschi tanto che solo il 20% di essi pare riesca a riprodursi con successo. Tale condizione può essere dovuta al notevole sforzo fisiologico cui vanno incontro le femmine che le porterebbe a non riprodursi tutti gli anni.
Le uova, il cui numero complessivo varia tra 1000 e 10000, sono deposte in due file parallele all’interno di cordoni mucillaginosi lunghi fino a 4 metri che vengono ancorati alla vegetazione sommersa. Normalmente la schiusa avviene dopo due settimane e lo sviluppo larvale dura da due a tre mesi. Le larve sono molto piccole, nere e producono una tossina cutanea che le protegge, in parte, dalla predazione. Si radunano generalmente in gruppi numerosi nelle acque meno profonde e meglio esposte. La maturità sessuale è raggiunta intorno al terzo-quarto anno di età nei maschi, un anno più tardi nelle femmine.
Alimentazione
La dieta del rospo comune è basata essenzialmente su invertebrati di piccole e medie dimensioni, quali Insetti, Anellidi, Molluschi. Occasionalmente possono però predare anche piccoli vertebrati, compresi conspecifici. Le prede vengono catturate proiettando la lingua vischiosa all’esterno e ritirandola rapidamente.
Stato di conservazione
Tra gli anfibi presenti sul territorio nazionale il rospo comune è probabilmente la specie più diffusa e frequente. L’attuale situazione distributiva e la notevole adattabilità dimostrata dalla specie permettono quindi di riconoscerle uno stato di conservazione complessivamente buono. La distruzione e la frammentazione degli habitat occupati, l’alterazione dei siti riproduttivi e, non ultima, la mortalità diretta dovuta all’impatto del traffico stradale sugli adulti durante la migrazione, rappresentano tuttavia reali minacce alla conservazione delle popolazioni e hanno comportato, soprattutto negli ultimi decenni, il drastico decremento demografico di alcune popolazioni.
Curiosità
L’ampia diffusione della specie e l’abitudine a frequentare spesso orti e giardini nelle aree urbane ha contribuito, nel tempo, alla nascita di curiose leggende che lo hanno come protagonista. Una delle più note è senz’altro quella del rospo che, se baciato, può trasformarsi in principe. Probabilmente proprio il secreto tossico prodotto dalle ghiandole cutanee del rospo è all’origine di questa leggenda. Tutt’ora il veleno di alcune specie viene, infatti, utilizzato per le sue proprietà allucinogene. Baciando un rospo è quindi possibile cadere vittima delle allucinazioni indotte dalla tossina e di conseguenza il piccolo anfibio potrebbe trasformarsi in qualunque cosa…perfino in un bel giovanotto.
Il nostro impegno
L’Associazione Tutela Anfibi Basso Verbano ormai da più di 20 anni ha attivato progetti di salvaguardia della specie mirati a contenerne la mortalità durante gli spostamenti stagionali. Nell’ambito di tali progetti, lungo strade particolarmente interessate da questo fenomeno, site nei comuni di Sesto Calende e Golasecca vengono posizionate barriere presidiate durante le ore notturne che impediscono agli animali di attraversare la strada o, quando possibile, li convogliano verso sottopassi stradali. Questi interventi, è stato dimostrato, riducono notevolmente la probabilità di investimento permettendo alle popolazioni di riprodursi con successo.